martedì 13 marzo 2018

Mamma firma che usciamo

Giovedì scorso hanno operato Alessandro, sei ore e mezza lunghissime che non passavano più...
E' entrato tranquillo perché sapeva di dormire un po' di ore senza sentir nulla... l'intervento lo portava un po' più vicino alla meta, necessario ed inevitabile.
Ivan sonnecchiava, io pregavo, Roby andava e veniva, poi è arrivata anche mia sorella, con il termos del te caldo, anzi... bollente, come a dicembre.

Come l'altra volta ci aspettavamo di vedere l'anestesista e il Professor Nascimbeni invece niente... dopo il via vai incessante di letti che entravano ed uscivano dal blocco operatorio è arrivato lui...
"Ehiiii"
Ehiiii ce l'ho fatta, ehiiii sono fuori, ehiiii che bello vedervi di nuovo.
"Mi dà fastidio il catetere."
"Ale non cominciare, lo sai che dopo passa. Resisti".

Abbiamo tirato un sospiro di sollievo... durante un intervento c'è sempre qualcosa che può andare storto, un imprevisto...

Eh già... perché noi non siamo nuovi agli imprevisti, all'unico caso su un milione...

Saliamo in reparto dietro al letto e già pronti per mettere piede nella stanza... ci ferma un medico.
"Buongiorno, purtroppo durante l'intervento c'è stato un problema (credo che sia i miei battiti e quelli di Ivan si siano fermati per un momento...). Mi sono punto. Ho bisogno dell'autorizzazione per procedere all'esame dell'HIV, so che vostro figlio lo ha fatto recentemente, e anche io tre mesi fa, ma è prassi in questi casi che si ripetano gli esami."

Ma che cavolo!!! Ma sulla/nella pancia di Ale doveva bucarsi questo qua???
Compilo il foglio e firmo.
Alessandro non ha mai avuto comportamenti a rischio, non è mai nemmeno andato dal dentista, ma questo qui cosa ne so io??? Già è risaputo che i chirurghi siano (tutti) cocainomani per reggere il ritmo degli interventi chirurgici, che ne so io se hanno anche comportamenti a rischio???
Mando un messaggio a Roberto.

Una volta sistemato Ale in stanza ci fanno entrare, c'è anche mia sorella, arriva Roberto. Lui è tranquillo. Ha già le flebo in vena, questa volta gli hanno attaccato il venflon dietro il braccio, noto subito la pompetta della morfina. Ci avevano detto che non l'avrebbero usata, ma forse meglio così, niente rischio di bucare la dura madre con l'analgesia epidurale, niente formicolii, paresi temporanee...
Susy va a casa, io lo lascio tranquillo, forse dormirà, rimane Ivan con lui, vado in negozio un momento.

Dopo una mezz'ora mi chiama Ivan, l'esame dell'HIV è negativo. Ma l'HIV di chi? Di Ale lo sappiamo che era negativo... il chirurgo?
Non sono poi così tranquilla... dopo la rcu ci manca anche l'HIV durante l'intervento...
Squilla il telefono, è Roberto:
"Ho chiesto ad un medico, nessuno è tenuto a comunicare di avere l'HIV, ma quando succede che qualcuno si tagli fanno subito gli esami, sono obbligati, guardano il risultato e DOOOPO chiedono il consenso del paziente all'esame. Così loro intanto sono già sicuri. Così poi in futuro non puoi dire che l'ha preso durante l'intervento."
La cosa mi rassicura da un lato, ok, è tutto a posto, ma poi mi chiedo: ma chi me lo dice che l'esame va bene? Che il chirurgo è sano? Se tra sei mesi faccio fare l'esame ad Ale ed è positivo e non ha avuto comportamenti a rischio è ovvio che l'ha preso dal chirurgo...ma io non posso oppormi al referto che hanno fatto loro. Non ero io che dovevo chiedere al chirurgo di fare l'esame da un'altra parte? Dove io mi posso fidare? Ok... lasciamo perdere questi pensieri macchinosi... Ale non ha l'HIV e nemmeno il chirurgo.
PUNTO

La sera riprendo il mio posto in poltrona, non mi ricordavo già più quanto fosse scomodo dormirci...
Alessandro non dorme praticamente niente le prime due notti, il catetere gli dà molto fastidio, si rifiuta di premere la pompetta della morfina, si ricorda le urla del suo vecchio compagno di stanza, preferisce tenere duro. Continua a ripetere che a fargli male è il catetere, non la pancia, ma l'ordine di Nascimbeni è di toglierlo domenica.
Continua a muovere la testa di qua e di là, si lamenta per il mal di schiena, delle spalle, ha caldo, fa caldissimo in questa stanza...il catetere... vuole corrompere Nasci perché gli tolga il catetere prima.
Sabato sera dormo a casa, come appoggio la testa sul cuscino svengo fino al mattino dopo... Appena mi sveglio mando un messaggio ad Ale.


Cerco di tranquillizzarlo, mi piange il cuore. Come si può sentire un figlio soffrire? Vorrei potermi far carico dei suoi dolori...

Alle 10.00 ho un corso in negozio, c'è anche la Maratona a Brescia... voglio però passare prima da Ale.
Lo trovo agitatissimo, ha il pannolone, continua a toccare il catetere, vuole strapparselo via, hanno già chiamato il medico, una dottoressa mai vista, ma senza l'ordine di Nasci il catetere rimane lì... Gli vengono delle spinte come se dovesse partorire, nello sforzo ha perso sangue da dietro... gli hanno fatto un prelievo di sangue, non so se dal prelievo capiscano se si sono lacerati i punti dell'asportazione del retto... il pannolone serve a non sporcare il letto di sangue.
Roby scende ad aprire il negozio io rimango ancora un po' con lui, gli tengo ferme le mani perchè non si strappi il catetere.
"Non ce la faccio più mamma, non ce la faccio, ho la vescica che mi scoppia, mamma"
"Ale ma schiacciala quella cazzo di pompetta!"
forse l'ho spaventato e mi ascolta, ma la morfina non fa effetto immediatamente.
"Stai buono Ale. Respira, su, inspira a fondo e manda fuori l'aria da dove hai il dolore."
"Ma come faccio?"
"Te lo devi immaginare, dai, respira a fondo, inspira, butta fuori, dai, inspira, butta fuori"
Quando da ragazzina sono stata ricoverata in ospedale c'era una zia un po' pazzerella della mia compagna di stanza che un giorno saltò sul letto a farci vedere delle posizioni Yoga e ci insegnò come respirare per far uscire il dolore... Non lo so se è respirazione Yoga, ma concentrarmi sulla respirazione mi è servito molte volte.
"Dai Ale, inspira... butta fuori.
Si calma, gli tiro su lo schienale del letto perché vuol mettersi in poltrona ma non mi fido con quelle perdite, con quelle spinte.
Sembra assopirsi per una decina di minuti. Forse la morfina ha fatto effetto.
Ha le mani appoggiate in grembo e quando sta per addormentarsi gli cadono e si risveglia, gli appoggio la coperta di pile per puntellarle.
Mi sembra che la crisi sia passata. Gli chiedo se vuole dormire e gli abbasso lo schienale. Ricomincia il dolore, piange, le spinte, con le mani torna al tubicino, lo fermo in tempo e chiamo gli infermieri.
Come al solito arriva la OS, il medico è già venuto prima.
"Adesso chiama qualcuno, non ne può più dal male, dovete fare qualcosa altrimenti si stacca il catetere da solo. Il sacchetto è vuoto da ore!" e le indico il sacchetto dell'urina vuoto, l'hanno cambiato la sera prima, non c'è una goccia dentro... in compenso Ale ha la pancia umida.
Corre l'infermiere, l'amico della zia (che non è suo amico, è il suo cliente della banca), ne arrivano altre due. Sono riprese le spinte...
"Dovete fare qualcosa, non ce la fa più."
"Va bene va bene, lo tolgo", dice l'infermiere, "tu però Alessandro riesci a tirarti indietro?"
"sì sì sì, ce la faccio ce la faccio, basta che lo togliete!"
In un secondo Seba sfila il tubicino e Ale allaga il letto, la sua pancia, per terra, mi sembra quando è nato, quando la prima cosa che ha fatto sulla mia pancia è stato fare la  pipì...
Mi mandano fuori intanto che ripuliscono, non capirò mai questa cosa... a casa pulisco io, o chiamo loro?, ma mi richiamano subito. Ale è in bagno e vuole la mamma.
Lo aiuto a farsi il bidet, a cambiarsi, ora può mettere le mutande, non sembra più lui... sembra già guarito.
"L'avevo detto io, l'avevo detto che mi scoppiava la vescica... non era una bugia..."
Ormai è andata...
Ma cavolo! sono sempre lì con quei fogli in mano a scrivere quanta pipì c'è nella sacca, possibile che in un giorno e mezzo non si sono accorti che non usciva nulla???

Vado in negozio, finisce il corso, saliamo un attimo e sta dormendo finalmente, in poltrona. La nonna sta con lui tutto il pomeriggio e noi andiamo a casa ancora qualche ora, prima che io riprenda il mio posto in poltrona.
Alle quattro e mezza di notte arriva un infermiere per il prelievo... è sicuramente uno stagista! Ci prova due volte, per dieci minuti buca e ravana nelle vene, ribuca e ravana... ma non esce una goccia di sangue.
"Vado a chiamare la ragazza"
Sarà meglio...
"Mamma, firma che usciamo."




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