martedì 5 dicembre 2017

5318٧

Una mattina mentre Alessandro stava facendo colazione al tavolino è entrata una dottoressina a provargli la pressione. E' minutina, capelli lunghi, lisci, rossi. E' una tirocinante.
Infila il bracciale e si gira verso di me:
"Vedo che lei e suo marito siete sempre qui. Lo sapete che non è la pediatria e non siete obbligate a stare qua?"
Per un attimo rimango senza parole, o meglio, di parole vorrei dirgliene tante... cerco di metterle in fila e mantenere un tono educato.
"Lo sappiamo. Ma non ci sentiamo obbligati. Ci fa piacere. E poi ha bisogno di aiuto."

Già... chi viene ad aiutarlo ad alzarsi, chi va a ripulire il bagno dopo il suo passaggio? Chi stacca e attacca la spina a STO?, chi gli mette la crema Timo sul naso e sulla fronte perché non respira bene con questo caldo? con questa aria riciclata visto che le finestre sono chiuse a  chiave e le chiavi non ci sono?
Chi gli massaggia i piedi con la crema? chi lo aiuta a lavarsi con le braccia sfinite dalle flebo?

E poi... un genitore rimane accanto ad un figlio perché è obbligato?
No, un genitore rimane accanto ad un figlio solo perché lo ama... perché lo sta vedendo consumarsi ogni giorno un pochino di più, perché vorrebbe essere al suo posto, perché vorrebbe fare qualunque cosa per non vederlo soffrire, perché non può fare null'altro che stargli vicino...
Capirà quando avrà dei figli, è troppo giovane.

Sono passate un paio di settimane da quella mattina.

Sono appena scesa a fare colazione con Roberto al bar dell'ospedale; tutte le mattine alle 7.30 sale a vedere come sta Ale e poi scendiamo insieme. Cappuccino e briosche al tavolino con le sue donne... la sua corte. La caposala dell'obitorio (che deve correre subito dalle sue vedove... quelle che al secondo giorno sono già in jeans, quelle che vogliono essere sicure che il marito sia morto e vorrebbero che gli facessero un'iniezione), quella che lavora in pediatria, quella dell'oculistica, quella della ginecologia... le altre non me lo ricordo più...

Sono fuori dalla porta del reparto, ho già suonato una volta perché mi aprano ma non ha aperto nessuno, aspetto un po' per non disturbare con la mia insistenza, so che sono occupati a distribuire la colazione, le medicine...
Mi affianca la tirocinante dai capelli rossi, preme i tasti sulla tastiera sotto il campanello.
"5318٧, così può entrare senza suonare". Sorride.
"Grazie"
Mi chiedo se ha letto il post che ho messo su FB il giorno che mi ha detto che non eravamo obbligati a rimanere.

Nessun commento:

Posta un commento